La morte è uno dei passaggi obbligati della nostra esistenza, di fronte alla quale chiunque è chiamato a confrontarsi duramente. Si tratta, indubbiamente, dell’unico evento che colpisce il genere umano in maniera trasversale, senza distinzioni politiche, sociali, culturali, religiose o di etnia. Il momento del trapasso non conosce eccezioni e mette a nudo le fragilità e le debolezze degli uomini.
Quando viene a mancare una persona cara, l’esigenza di svolgere un rito funebre per celebrarne nel migliore dei modi la memoria si palesa in maniera autentica e naturale, traendo origine dal concetto primordiale e atavico di ultimo saluto. L’anelito ad una vita senza fine, infatti, porta l’uomo a concepire la morte come il passaggio verso un’altra dimensione concepita come prosecuzione della vita.
Quanto detto permette di spiegare il motivo per cui ogni popolo, ogni cultura e ogni religione abbiano sviluppato, nel corso dei secoli, la propria modalità di affrontare il lutto attraverso riti funebri diversi.
Per esperienza, diretta o indiretta, tutti noi conosciamo per sommi capi come si svolge un funerale cattolico-cristiano.
Ma la domanda che spesso ci si pone è: come si svolgono le esequie di cittadini stranieri che muoiono in Italia? È possibile rispettare i riti e le usanze delle altre religioni nel nostro Paese? Proviamo a dare le risposte a questi quesiti.
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Come si svolge un funerale per stranieri in Italia
È doveroso specificare che per gli individui stranieri che muoiono nel nostro Paese, non sono previste particolari o diverse procedure per l’espletamento del rito funebre. Esso, infatti, segue il medesimo iter contemplato per i cittadini italiani.
Innanzitutto, come nel caso del decesso di una persona italiana all’estero, sussiste la possibilità di optare per il rimpatrio della salma nel paese di origine. Ad oggi, tuttavia, non esiste ancora una normativa coerente in materia; è inoltre necessario richiedere documenti di diversa natura, l’ottenimento dei quali può dilatare molto i tempi di realizzazione del trasporto.
Negli ultimi tempi, però, a causa dei numerosi ricongiungimenti famigliari, il rimpatrio è diventata una scelta sempre meno popolare tra le famiglie straniere in Italia, che prediligono invece la celebrazione del rito funebre sul nostro territorio. In questo senso, i cittadini stranieri – proprio come quelli italiani – possono scegliere tra diverse tipologie di cerimonie.
Oltre al più diffuso rito cattolico, infatti, la legge italiana consente di commemorare la perdita di una persona cara anche tramite riti funebri di varia natura. Tra questi: il funerale laico, o civile, per chi in vita non professava alcuna fede religiosa; il funerale buddista, recentemente approvato in seguito ad un accordo tra lo Stato Italiano e l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai; il rito islamico, che prevede usi e costumi del tutto particolari al culto musulmano.
Quali sono i documenti e le autorizzazioni necessarie
Per quanto dolorosa, la scomparsa di una persona cara porta con sé anche alcuni oneri burocratici di cui gli amici o i familiari del caro estinto devono farsi carico.
In particolare, i documenti necessari per lo svolgimento del funerale di un cittadino straniero in Italia dipendono inevitabilmente dalle leggi vigenti nel Paese di origine del defunto. In questo senso, quindi, sia per la celebrazione del funerale che per la cremazione della salma, è necessario ottenere un documento di autorizzazione da parte del proprio Stato di origine, contenente anche le indicazioni concernenti procedure e formalità. Nel caso in cui un individuo fosse in possesso di più cittadinanze, in concomitanza con la sua scomparsa sul suolo italiano, sarà necessario procurarsi i documenti di autorizzazione da parte di ciascuno Stato di provenienza.
In aggiunta al beneplacito dei Paesi di origine, le famiglie straniere dovranno presentare anche i documenti che lo Stato Italiano richiede formalmente a tutti i cittadini – senza distinzione di provenienza – per la celebrazione del rito funebre. Tra questi: la denuncia di morte, gli atti relativi al trasporto e tutta la documentazione legata allo stesso rito funerario (come, ad esempio, i permessi rilasciati dai cimiteri o dalle istituzioni religiose).
Il compito di ottenere le autorizzazioni e di predisporre la documentazione necessaria, che può costituire un impegno particolarmente gravoso e complesso per i familiari del caro estinto, è di norma demandato alle imprese di onoranze funebri, che si occupano autonomamente e per conto dei propri clienti del reperimento di tutti i documenti richiesti per il disbrigo delle pratiche funerarie.
Come avviene la cremazione di cittadini stranieri in territorio italiano
È ormai sempre più comune, anche tra le famiglie straniere, richiedere la cremazione della salma nel caso della scomparsa di una persona cara. La pratica della cremazione ha origini antichissime e vi si ricorre sempre più frequentemente anche in Italia; seconda, per numero, soltanto all’inumazione.
A tale proposito, è necessario sottolineare che il rito della cremazione necessita di particolari autorizzazioni. In primo luogo, deve sussistere una manifestazione di volontà testamentaria da parte del defunto; oppure, in mancanza di essa, una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà da parte dei coniugi o parenti prossimi. È fondamentale, inoltre, un certificato medico che escluda l’ipotesi che la morte sia stata causata da reato.
Occorre, poi, l’autorizzazione all’incinirazione, che viene generalmente concessa dalle autorità comunali in cui è avvenuto il decesso. Infine, come menzionato precedentemente, i parenti di un defunto straniero dovranno richiedere una seconda autorizzazione da parte del Paese di origine, l’ottenimento della quale può avere norme e tempistiche differenti a seconda della regolamentazione di riferimento nei vari Paesi.
Una volta ottenuta la documentazione necessaria, il rito di cremazione procede secondo un’unica modalità, del tutto svincolata dalla nazionalità del defunto: la bara viene posta in un forno per cremazione che ha il compito di ridurre in cenere la salma in circa tre, quattro ore. In seguito, i resti possono essere raccolti in un’urna cineraria, da consegnare alla famiglia o tumulare in apposite aree cimiteriali, oppure possono essere disperse secondo la normativa vigente.
Rimpatrio della salma all’estero
Nonostante la tumulazione in patria rimanga la scelta preferita dalla maggior parte degli immigrati in Italia, è sempre più abituale per le famiglie da tempo residenti nel nostro Paese prediligere un funerale in loco. Infatti, il rimpatrio della salma comporta maggiori costi e risulta, inoltre, superfluo per quelle famiglie ormai riunite interamente sul suolo italiano. Tuttavia, rimane un’opzione scelta, specialmente dagli immigrati di prima generazione.
Per coloro che decidono di optare per un funerale nel Paese d’origine l’iter burocratico è lungo e complesso. Difatti, esistono diversi riferimenti normativi: a livello internazionale ci si affida generalmente alla Convenzione di Berlino del 1937 che, però, risulta valida solo per gli Stati che vi hanno aderito; in questi casi è necessario richiedere un’autorizzazione alle autorità pubbliche del comune in cui è avvenuto il decesso e un passaporto mortuario. Per i Paesi non aderenti alla Convenzione di Berlino, invece, si fa riferimento all’Ambasciata o al Consolato italiani dello Stato di origine.
In entrambi i casi, poichè il processo risulta piuttosto complesso, è utile affidarsi ad imprese di onoranze funebri in grado di svolgere questo tipo di servizi; questo infatti permette di accorciare i tempi per lo svolgimento delle esequie.